Nella riserva si trovano due grotte dovute a fenomici carsici:
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- La Grotta Grande del Cervo (scoperta nel 1984) che deve la sua importanza al ritrovamento nel suo interno delle ossa di un cervo di notevole interesse paleontologico e di monete romane del IV-V sec. d.C. e del XV secolo. Forse per alluvioni o in occasione di un terremoto nel 1456 l'apertura dovette ostruirsi ed è rivenuta alla luce nel 1984 a seguito di uno studio e ricerca sul posto da parte del Gruppo Speleologico Romano. Nella Grotta del Cervo alcune università hanno condotto studi sulla paleosismicità che hanno permesso di definire gli eventi sismici della zona in un arco di 350.000 anni. L’interesse scientifico delle grotte è legato anche alla ricostruzione della loro frequentazione dalla preistoria all’età romana e alla presenza di un’interessante fauna cavernicola.
- La Grotta dell'Ovito, inghiottitoio naturale che raccoglie le acque del bacino omonimo per restituirle dopo 1300 m. di distanza nella cosiddetta risorgenza della Vena Cionca a Pietrasecca.
La riserva merita di essere visitata soprattutto a primavera, quando la portata della cascata e’ piu’ forte e le faggete d'intorno formano un ovattato e suggestivo tappeto verde. La portata delle acque e’ discreta anche a cavallo tra l'autunno e l'inverno, mentre in piena estate la cascata si riduce ad un esile rivolo o si prosciuga del tutto. D'estate e nelle prime settimane d'autunno e’ la fresca faggeta alle spalle della cascata a costituire il motivo piu’ importante per le visite alla zona che, solo guidate, possono essere effettuate tutto l'anno.
Nella Riserva fioriscono, tra le altre, l’Anemone apennina, il Ranuncolino muschiato, la Saxifraga rotundifolia.
Fra gli uccelli sono presenti picchio verde e coturnice.